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LA FORTEZZA-LOTTOMATICA 89-74

La sfida tra le due principali pretendenti al ruolo - più platonico e virtuale che concreto - di anti-Siena, ha messo di fronte le due Virtus del campionato; ma a Bologna se n'è vista più che altro una sola, quella padrona di casa alla Futurshow Station. La Virtus arrivata in Emilia dalla capitale ha infatti mostrato ancora una volta i principali difetti che stanno caratterizzando questa sua strana stagione, uscendo sconfitta 89-74, ma con un margine forse ancora più netto sul piano del gioco e del morale.

Dopo i primissimi minuti di gara quantomeno promettenti, è bastato poco alla Lottomatica per essere sopravanzata dai bianconeri, ben guidati da un coach Boniciolli abilissimo nel gestire le rotazioni dei suoi, ma allo stesso tempo altrettanto deciso nello stabilire le giuste gerarchie interne al suo roster; non si può dire che lo stesso sia riuscito anche sulla panchina romana. Da subito la Lottomatica si intestardisce troppo nei tiri dalla lunga distanza, ma le polveri dei suoi tiratori sono bagnate: il +12 con il quale le V nere vanno negli spogliatoi dopo i primi due quarti sembrano già segnare la rotta del match.

Nella ripresa, proprio quando tutto sembrava perduto, è Ibrahim Jaaber a cercare di dare una scossa ai suoi compagni in maglia giallorossa ed a riprendere per i capelli la partita: la raffica di punti messi a segno dall'americano-bulgaro riporta la Virtus fino al minimo svantaggio. Ma mai come in questo caso una sola rondine non può fare primavera. E il pur straordinario Ibby - coadiuvato dai soliti Gigli e Datome, non le persone giuste però dai quali pretendere miracoli - non può da solo reggere l'urto di una La Fortezza che anche nel momento del quasi aggancio si è dimostrata nettamente più squadra, più gruppo, ristabilendo le distanze nell'ultima frazione e non perdendo più le redini del match fino alla sirena finale, con punti e giocate importanti arrivate da tutti i giocatori chiamati in campo.

Se la cronaca si può ridurre così, all'essenziale, le riflessioni post-gara possono essere molteplici. Appurato che la Virtus Bologna è una sorta di nuova bestia nera per questa Lottomatica (3 sconfitte in 3 incontri stagionali parlano da sole), appare altrettanto desolatamente evidente che Roma si smarrisce quando arrivano le occasioni importanti, quelle in cui dimostrare che non si è solo una collezione di 12 tasselli ma una squadra vera, concentrata e determinata a meritare gli obiettivi prefissati. Questa Virtus non sembra purtroppo diversa da quella di Repesa e delle 5 sconfitte consecutive; enorme discontinuità di rendimento all'interno di una stessa partita, gioco e schemi spesso latitanti, gerarchie e ruoli in campo dai contorni indefiniti, troppi sguardi senza la necessaria "cattiveria" agonistica. Se la vera Lottomatica è questa, oppure quella vista altre volte che fa la forte con squadre oggettivamente più deboli, non si comprende.

Nasce però il sospetto che i veri problemi siano a monte, alla radice, quando si confronta questa Virtus con una squadra come la Virtus bolognese. C'è chi ha costruito il roster intorno all'apparentemente desueto e obsoleto asse play-pivot di una volta, affidando i due ruoli ad elementi come Boykins e Ford - mix di fantasia e forza fisica, garanzie di rendimento e di esperienza -, e chi ha tentato di fare altrettanto con i presunti colpi Jennings e Brezec, devastanti solo sotto il sole d'estate e poi diventati sempre più due irritanti pesci fuor d'acqua nel mare del campionato italiano. C'è chi la propria guardia tiratrice l'ha pescata senza clamori da Biella e chi la sua l'ha estromessa dalla rosa nel momento meno opportuno, sostituendola dopo oltre due mesi di "vacanza" con un elemento di pari valore soltanto nelle non credibili dichiarazioni di chi lo ha portato a Roma. Ora che il secondo posto è momentaneamente perso, è d'obbligo che tutti in casa Lottomatica ritrovino la giusta rotta: forse è tardi per correggere degli errori, non lo è per dimostrare volontà e unità d'intenti.

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